Questo coltello comunemente chiamato”balestra” identifica l’animo fiero del popolo di Avigliano paese in provincia di Potenza. Nonostante l’elevato costo di un manufatto di tal pregio per tutto l’ottocento questo esemplare era considerato “arma del popolo” pronto ad essere usato per difesa e/o offesa dal popolo. Era anch’esso usato come pegno d’amore, le donne lo ricevevano come regalo di fidanzamento, dal proprio promesso sposo, per difendere il proprio onore. Anche oggi raramente è usato in questo senso. Il manico, in corno di bufalo è particolarmente elaborato e monta una fascetta e un puntale in alpacca (se richiesto anche in argento). La balestra, nel suo genere, è uno dei pezzi più pregiati della collezione storica. Il coltello nel suo paese originale era chiamato “coltello del vòta vòta” e veniva usata contro una persona considerata indesiderata dalla gente del quartiere: il primo scatto sulla molla a “cricco”segnalava l’inizio dell’apertura del coltello, il secondo era di avvertimento ed il terzo... era meglio se la possibile vittima se l’era già filata !!
I coltelli storici sono minuziose e fedeli riproduzioni di coltelli antichi, curate nei minimi dettagli.
Vengono eseguiti da Fontani seguendo gli antichi e tradizionali metodi di lavorazione, garantendone così un’esecuzione perfetta. Il risultato è un coltello che racconta una storia, un luogo e una cultura per i quali è stato pensato e realizzato…
Riproduzione senza molla del XIX secolo. I tipici coltelli calabresi hanno forme diverse tra loro , sono molto particolari nel design. Quello che la storia ci testimonia è che questi esemplari, in passato, furono rielaborati dagli artigiani di Scarperia, da tali ritocchi ne è risultato Il “torciglione”. Veniva usato come pegno d’amore, nel suo genere, era un gioiello usato anche come corredo femminile. In origine veniva prodotto nei centri di Sersale ed Andali in provincia di Catanzaro. Ad arricchire il nostro repertorio di calabresi storici, viene riprodotto, da noi, anche il pregiato “calabrese con forchetta” che rappresenta, fortemente, l’animo calabrese proprio per la presenza di una forchetta posta sulla parte posteriore del manico. Componente molto complicata da eseguire. Anch’esso veniva prodotto in provincia di Catanzaro nel XIX. è possibile realizzarlo anche in cervo Sambar.
Riproduzione senza molla del XIX secolo. I tipici coltelli calabresi hanno forme diverse tra loro , sono molto particolari nel design. Quello che la storia ci testimonia è che questi esemplari, in passato, furono rielaborati dagli artigiani di Scarperia, da tali ritocchi ne è risultato Il “torciglione”. Veniva usato come pegno d’amore, nel suo genere, era un gioiello usato anche come corredo femminile. In origine veniva prodotto nei centri di Sersale ed Andali in provincia di Catanzaro. Ad arricchire il nostro repertorio di calabresi storici, viene riprodotto, da noi, anche il pregiato “calabrese con forchetta” che rappresenta, fortemente, l’animo calabrese proprio per la presenza di una forchetta posta sulla parte posteriore del manico. Componente molto complicata da eseguire. Anch’esso veniva prodotto in provincia di Catanzaro nel XIX. è possibile realizzarlo anche in cervo Sambar.
Ogni coltello da caccia a seconda dell’attività venatoria presenta degli specifici utilizzi (scuoiare , squartare, scarnire ecc ), il “coltello da caccia” quindi ha in genere un significato ampio, che contempla una molteplicità di modelli. Per gli artigiani di Scarperia invece un coltello da cacciatore è uno e uno solo ma con diversi utensili proprio per apportare una comodità maggiore nelle tasche dell’adoperante. Il caccia antico tradizionale, diffuso nel XIX sec. monta su di esso un cacciavite, uno sturafoconi (una spilla che serviva a disostruire il focone ) per evitare la cilecca, ed il cavaluminelli che si trova normalmente in fondo al manico e serviva per svitare il luminello del fucile. Questo è il tradizionale caccia antico, noi invece proponiamo anche un esemplare modificato ,dato che la tecnologia balistica dei fucili in generale è cambiata ormai da più di mezzo secolo; al posto dello stura foconi abbiamo inserito uno starnatore per il cacciatore da penna mantenendo lo stesso design del coltello. Anch’esso pur essendo un coltello utile è anche molto pregiato data la lavorazione completamente a mano.
Questo coltello serramanico è la riproduzione fedele di un esemplare del XVII secolo, oggi disperso, ed appartenente ad un monaco dell’eremo di Camaldoli (Arezzo), i documenti storici testimoniano la scritta” Sergius Eremita Camaldolensis” era presente sul retro della lama dell’originale. Un altro originale, identico, è custodito nella sala degli avori del museo nazionale del bargello, a Firenze. La lama a filo e punta è lavorata con acciaio tradizionale ed è incisa ad acquaforte, decorata con ornati, cherubini, uccelli e la figura di un santo. Il manico, in corno di bufalo, è elaborato a intagli lineari ed ha un doppio finale a balaustro, uno dei quali costituisce una forchettina nascosta all’interno, anch’essa in acciaio al carbonio. Questo esemplare è considerato tra i più importanti storicamente parlando.
In alcune zone dell’Italia centrale e meridionale era diffusa l’usanza di regalare coltelli come dono di fidanzamento o matrimonio. Se era l’uomo a regalarlo offriva simbolicamente se stesso. Se invece il coltello dell’amore veniva regalato dalla donna all’uomo rappresentava sia un’esortazione al valore virile che la volontà protettiva dell’innamorata. La funzionalità perdeva valore in vantaggio delle decorazioni e degli elementi simbolici: le lame erano riccamente decorate con incisioni di cuori, colombe, tralci fioriti ecc.. queste decorazioni sono eseguite rigorosamente con una antica tecnica all’acquaforte che veniva usata sin dal medioevo. I manici sono impreziositi e adornati con placchettine e bullettine d’argento, in alcuni esemplari sono inseriti i cosiddetti “occhi di dado”che conferivano al coltello la funzione di amuleto, difendendo l’amata sposa dal malocchio. Tra i coltelli d’amore da noi proposti ne segnaliamo uno di particolare pregio e bellezza, il “lama segreta”, che nasconde dentro di sé un’elegante lama a punta mozza e una seconda lama sottile e acuminatissima, proibita già dalla legge Giolitti del 1908.
In alcune zone dell’Italia centrale e meridionale era diffusa l’usanza di regalare coltelli come dono di fidanzamento o matrimonio. Se era l’uomo a regalarlo offriva simbolicamente se stesso. Se invece il coltello dell’amore veniva regalato dalla donna all’uomo rappresentava sia un’esortazione al valore virile che la volontà protettiva dell’innamorata. La funzionalità perdeva valore in vantaggio delle decorazioni e degli elementi simbolici: le lame erano riccamente decorate con incisioni di cuori, colombe, tralci fioriti ecc.. queste decorazioni sono eseguite rigorosamente con una antica tecnica all’acquaforte che veniva usata sin dal medioevo. I manici sono impreziositi e adornati con placchettine e bullettine d’argento, in alcuni esemplari sono inseriti i cosiddetti “occhi di dado”che conferivano al coltello la funzione di amuleto, difendendo l’amata sposa dal malocchio. Tra i coltelli d’amore da noi proposti ne segnaliamo uno di particolare pregio e bellezza, il “lama segreta”, che nasconde dentro di sé un’elegante lama a punta mozza e una seconda lama sottile e acuminatissima, proibita già dalla legge Giolitti del 1908.
In alcune zone dell’Italia centrale e meridionale era diffusa l’usanza di regalare coltelli come dono di fidanzamento o matrimonio. Se era l’uomo a regalarlo offriva simbolicamente se stesso. Se invece il coltello dell’amore veniva regalato dalla donna all’uomo rappresentava sia un’esortazione al valore virile che la volontà protettiva dell’innamorata. La funzionalità perdeva valore in vantaggio delle decorazioni e degli elementi simbolici: le lame erano riccamente decorate con incisioni di cuori, colombe, tralci fioriti ecc.. queste decorazioni sono eseguite rigorosamente con una antica tecnica all’acquaforte che veniva usata sin dal medioevo. I manici sono impreziositi e adornati con placchettine e bullettine d’argento, in alcuni esemplari sono inseriti i cosiddetti “occhi di dado”che conferivano al coltello la funzione di amuleto, difendendo l’amata sposa dal malocchio. Tra i coltelli d’amore da noi proposti ne segnaliamo uno di particolare pregio e bellezza, il “lama segreta”, che nasconde dentro di sé un’elegante lama a punta mozza e una seconda lama sottile e acuminatissima, proibita già dalla legge Giolitti del 1908.
Questo coltello siciliano prende il nome da Salaparuta, dove un tempo veniva fabbricato. Le principali caratteristiche del Salitano sono l’affinatezza del manico e della lama particolarmente elaborate e un puntale di ottone ,alpacca o avorio a forma di stivaletto calzato all’estremità inferiore del manico; è inoltre munito di una molla con funzione “a cricco” molto robusta. Si conoscono esemplari di grandi dimensioni ed alcuni sono muniti, come quello riprodotto ,di una levetta laterale che premuta con il pollice provoca lo sblocco della lama
La Navaja è il tipico coltello pieghevole spagnolo che per secoli è stato compagno inseparabile delle popolazioni iberiche. Si diffuse particolarmente tra i gitani e le classi popolari, spesso realizzato in grandi dimensioni e con caratteristiche tali da divenire un’arma temibile che veniva maneggiata con grande abilità. Gradualmente però anche i ceti abbienti l’adottarono facendosene realizzare esemplari di dimensioni più contenute e riccamente decorate. Il modello che viene riproposto è tipico dell’Andalusia e veniva fabbricato soprattutto a Siviglia. Noi riproponiamo un pezzo di particolarissimo pregio e rarità, ormai sono ben pochi a dilettarsi nella fabbricazione della Navaja, ma a noi piace anche mantenere le tradizioni, non solo nostre ma anche altrui. I denti all’estremità inferiore della lama che fungono da incastro sulla molla a cricco percorrono quasi tutto il pianetto ed al primo accenno di apertura una lunga serie di scatti accompagnerà la lama fino ad essere completamente aperta. Le fascette ornate interamente a bulino rendono questo pezzo un gioiello di grande classe e raffinatezza. La lama è incisa ad acquaforte e reca la scritta tradizionale “a èl que esta vivora le pica no encontrarà remedio en la botica –Viva Sevilla” (colui che questa vipera punge non troverà rimedio in farmacia). Il manico è intarsiato da bullette di avorio fossile o cervo sambar e da placchette e bullettine di ottone.
Il Romano Antico rappresenta il coltello del popolo che per mentalità era abituato a ricorrere al coltello per affermare fortemente le proprie ragioni, a volte anche per futili motivi. Rispecchia il tipico coltello da portare costantemente “in saccoccia” , era considerato l’amico più fedele. La lama è ovviamente appuntita, la molla auto bloccante gli consente di essere un arma ad uso offensivo a tutti gli effetti. Il manico realizzato in corno pieno non era solo decorato ma anche studiato per conferire un ottima presa. La lama è realizzata con degli “scola sangue” su ogni facciata , stupisce più di ogni altra cosa la leggerezza di questo manufatto che a mala pena si sente in tasca. L’avvento delle leggi dello stato italiano che proibivano i coltelli a punta ne limitarono la diffusione portando pian piano alla scomparsa di questo esemplare ovviamente da noi tenuto in vita.